I pici, comunque si propongano sulle nostre tavole, sono una specialità toscana in grado di conquistare adulti e bambini, palati raffinati e amanti della cucina popolare.
Ma da cosa deriverà questo straordinario successo?
A nostro parere, dall’estrema semplicità degli ingredienti, ma al contempo da una considerevole maestria che si tramanda da generazioni indispensabile per la preparazione e per la realizzazione manuale dei pici stessi, la così detta “appiciatura”.
Intere comunità dell’area del senese detengono il proprio segreto, uovo sì, uovo no, tempo di lievitazione, tipo di farina, e nessuna famiglia e nessuna comunità è disposta a svelarlo, trattenendo gelosamente la propria particolarità e unicità.
Ma torniamo alla storia e alle presunte origini dei pici. Qualcuno sostiene che i pici risalgano ad epoca etrusca poiché già presenti in una raffigurazione all’interno della celeberrima Tomba dei Leopardi a Tarquinia. Nel banchetto funebre rappresentato negli affreschi della tomba vi è un dettaglio che raffigura dei contenitori in terracotta contenenti un tipo di pasta lunga, grossa e irregolare che potrebbe far pensare ai progenitori dei nostri pici.
Altri pareri sosterrebbero che il nome derivi dal gesto che si fa con il palmo della mano per far prendere all’impasto la forma del picio, quello che nel gergo culinario toscano è il verbo “appiciare”.
I pici sono una sorta di laccio, un cordone di acqua e farina che lega diverse realtà, ciascuna delle quali con il suo condimento favorito. Tradizionalmente questa pasta, essendo un piatto povero e della tradizione rurale, veniva mangiata solo con un po’ di “olio bono” o con un trito di cipolla e sale.
Ma ogni comunità o piccolo paese, anche il più piccolo, era ed è ancora capace di offrici una variante di questo straordinario piatto. A Celle sul Rigo, ad esempio, primo paese ad avere consacrato i pici con una specifica sagra già cinquant’anni fa che si tiene tutt’ora l’ultimo fine settimana di maggio, il picio per antonomasia è all’aglione. A Montepulciano invece il condimento che va per la maggiore sono generalmente le briciole, ottenute con pane raffermo saltato in padella in olio, aglio e peperoncino. In Val d’Orcia è più frequente mangiare i pici con il sugo di carme o conditi con cacio e pepe.
Un dato è certo, i pici sono uno dei piatti più buoni della cucina non solo toscana ma senza dubbio della cucina italiana. Un consiglio: diffidate dei pici fatti a macchina o di produzione industriale, non hanno nulla a che fare con i “veri pici fatti a mano” che potrete gustare nella nostra Osteria e che hanno conservato i tratti della autenticità e della tradizione.